


Cardiospermum halicacabum è il nome-filastrocca di questa rampicante tropicale dall’aspetto evanescente, poco presente sul nostro territorio ma facilissima da coltivare e con interessanti proprietà terapeutiche.
Qualche tempo fa ho ricevuto in dono i suoi semi straordinari durante una manifestazione all’Orto Botanico di Roma: è stato amore a prima vista. Sono piccoli, sferici, di color marrone scuro e riportano ben impresso un cuore bianco, mai visto semi più affascinanti. Mettici poi che germogliano con grande facilità dalla primavera all’autunno, producendo foglioline di un verde delicato, miniature di fiori bianchi e frutti-palloncino vellutati al tatto, ed ecco che avrai presto nuvole di cardiosperma in giardino, o anche in un semplice vaso.
I palloncini seccando diventano color sabbia e le pareti assumono la consistenza di una carta velina rugosa, che scoppietta strofinata tra le dita, aprendosi con facilità e rivelando i semi con il cuore, in genere tre. Nonostante il nome, privo di misteri per il primo termine (dal greco cardìa=cuore e sperma=seme) e invece assai misterioso per il secondo (halicacabum=barile di sale sempre dal greco), questa pianta non porta benefici al cuore ma, da antiche tradizioni popolari fino alle conferme scientifiche odierne, alla pelle.
Sono le giovani sommità raccolte prima della fioritura ad essere utilizzate, perchè ricche soprattutto in fitosteroli. I preparati per uso esterno, ottenuti a partire dalla Tintura madre, hanno azione simile a quella del cortisone ma senza i suoi effetti collaterali. Agiscono infatti modulando la risposta infiammatoria della pelle, anzichè sopprimerla, nelle dermatiti di ogni origine: ne consegue una riduzione non solo della infiammazione ma anche della reazione allergica e del prurito.
Nei paesi di origine i semi, triturati e aggiunti all’acqua, vengono usati come detergente per il loro elevato contenuto in saponine