
Chi vive in città difficilmente incontra un corbezzolo. Una volta ho potuto osservare alcuni arbusti non ancora fioriti in un parco e poi, in un lontano autunno, frutti sparsi come rubini tra foglie secche, lungo l’alto muro di recinzione di un giardino: sembravano piovuti dal cielo. Ma pochi giorni fa, in una verdeggiante cittadina laziale, l’alberello patriottico con i colori della bandiera italiana mi capita sotto il naso, sorprendendomi. Lucide foglie coriacee verde scuro, mazzetti di fiori bianchi campanulati e bacche rosse perfettamente sferiche, è proprio l’albero Italia, ma potrebbe essere anche un albero di Natale! E non è il cambiamento climatico che mescola fiori e frutti nel corbezzolo, questo sempreverde lo fa per abitudine: fiorisce dall’inizio dell’autunno, proprio mentre finalmente maturano le bacche dell’anno precedente, regalandoci accordi di colore in un periodo che è tendenzialmente brullo.
Chiamato anche arbuto è detto unedo dal latino unum edo = mangio uno solo, forse per via del gusto acidulo delle bacche che si deve all’alta percentuale di tannino, presente peraltro in tutta la pianta con proprietà astringenti e disinfettanti. Le foglie hanno una discreta presenza di arbutina, utile nelle infiammazioni delle vie urinarie, anche se si preferisce in questi casi usare l’Uva ursina per la composizione più equilibrata dei principi attivi. Presentano inoltre buona capacità antireumatica e si usano per aromatizzare formaggi e migliorarne la conservabilità.
Le bacche, pur essendo commestibili, sono un frutto dimenticato e difficilmente reperibili sul mercato. Andrebbero consumate fresche per sfruttare il buon contenuto di vitamina C e la proprietà astringente a favore dell’intestino, ma senza eccedere nella quantità perchè potenzialmente irritanti per le mucose. Si usano anche per preparare ottime marmellate e canditi, liquori e, per fermentazione, un vino leggero dal gusto delicato, mentre i fiori danno un miele pregiato.