
Con i loro vibranti colori nutriti dalla luce di maggio due fiori si sporgono da quello che Gilles Clement chiamerebbe giardino in movimento. Sono talmente comuni che forse non attirano nemmeno l’attenzione dei passanti, eppure hanno storie che iniziano molto lontano nel tempo e si intrecciano con le storie degli esseri umani. Possiamo farcele raccontare dai loro nomi. Sul fiore che sfoggia quel rosso deciso nessun dubbio: è un papavero, ma quei petali dorati?
Del papavero Papaver rohaes L. potete leggere qui https://tisane.it/la-piantastorie/il-papavero/ quello che ha scritto La piantastorie, io aggiungo che il suo nome, con ogni probabilità, deriva dal celtico papa, pappa per bambini, per l’antica usanza di conciliare il sonno dei neonati mescolando alla pappa il succo della pianta. Viene anche chiamato rosolaccio, che vuol dire rosa dei campi, evocativo dei bei tempi in cui i papaveri crescevano nei campi di grano coltivati senza diserbanti. In alcune regioni italiane è ancora in uso il termine papagna per indicare l’infuso di papavero, solo che all’origine l’infuso a cui si riferiva era quello ottenuto dalle capsule mature dei fiori del Papaver somniferum , private dei semi e ricche di…… oppiacei, a differenza del nostro papavero da marciapiede che ha solo blandi effetti sedativi. Ci sono notizie certe sul fatto che la papagna fosse somministrata anche ai bambini, non solo per tradizione popolare ma persino su consiglio del farmacista.
Ma veniamo a quel bel capolino sbocciato accanto al papavero, molto apprezzato dalle api per polline e nettare. Una margherita gialla? Troppo facile! Si chiama Cota tinctoria L. detta anche camomilla dei tintori. Della camomilla è parente stretta, ma ha una corolla molto più appariscente e ricca di derivati flavonici, un tempo usati per tingere i tessuti di un intenso giallo dorato. L’uso tintorio è attualmente presente solo in India e Turchia dove il pigmento della Cota tinge le lane che verrano poi utilizzate per la lavorazione dei tappeti fatti a mano. Il termine cota proviene dal greco e significa ciotola, coppa, per la cavità che le foglie formano alla base. Gli usi curativi sono desueti e si sovrappongono a quelli della camomilla, con proprietà calmanti e antiinfiammatorie