
Se aprile è il mese più crudele, giugno, meteo permettendo, è il più gentile.
Coltivo, maldestramente, rose antiche che odorano di profumo francese, altre dal garbato sentore di limone, e poi gardenie che stordiscono i sensi, bignomie che, solo alla sera, profumano sottilmente di miele e il solanum dal fiore violetto che intorno alle dieci del mattino dispiega il suo aroma caldo e delicato.
Per tutto il giorno e anche la notte il rincorspermo invia ondate fragranti che rallegrano l’umore, mescolandosi a quelle emanate dal gelsomino officinale e da quello d’Arabia. Il geranio portato da Ponza invece vuole essere sfiorato per rilasciare quel suo inconfondibile sentore, e poi ci sono foglie che è un piacere stropicciare perchè liberino aromi che riattivano l’energia e tonificano la mente: rosmarino, menta piperita e basilico in questo mese sono all’apice del loro tempo balsamico.
Insomma giugno è il mese del risveglio olfattivo, eppure ho trascurato per anni i fiori dell’ Asparagus sprengeri, che forma ispidi cuscini di un bel verde chiaro in un paio di grossi vasi. I suoi fiori, color crema e con stami arancio chiaro, sono minuscoli e si riuniscono in mazzetti lungo i rami, bottinati da insetti altrettanto minuscoli, attirati di certo anche da un sorprendente, dolcissimo profumo, presente, peraltro, solo in alcune specie di asparago.
Non profuma, ad esempio, l ‘Asparagus officinalis di cui si usano radici e rizomi utili per la loro azione diuretica, attribuita al contenuto di saponine, sostanze che esplicano un azione irritante sull’epitelio renale, favorendo la secrezione urinaria. E’ famoso nella storia della fitoterapia perchè, insieme a sedano, prezzemolo, pungitopo e finocchio, entrava nell’antica formulazione dello Sciroppo delle cinque radici. L’utilizzo dell’asparago è da evitare in caso di malattie renali e infiammazioni delle vie urinarie.